RU486 ed i falsi dibattiti by

31 Lug
2009

Capita con una certa frequenza che l’uso di un tal medicinale venga autorizzato dopo appropriata sperimentazione scientifica e capita anche che l’uso venga vietato. Di solito non è che la cosa faccia notizia. Pare che per la pillola abortiva RU486 la situazione sia diversa: ancora prima che venisse presa una decisione (tra le latre cose da un organo che, per quanto ne so, non si occupa di etica ma che valuta solo se un dato medicinale sia efficace e se sia o meno pericoloso) il dibattito si è subito polarizzato nello scontro diretto fra posizioni anti-abortiste (spesso chiamati “movimenti per la vita” o altre varianti sul tema) e le posizioni pro-abortiste.

Io lo so che in questo nostro bel paese siamo abituati a prendere un argomento serio e rigirarlo finché non è possibile descriverlo come scontro fra due posizioni inconciliabili. Che siano Guelfi e Ghibellini, destra e sinistra, scienza e fede, milanisti e interisti sembra che ci piaccia organizzare ogni dibattito sotto forma di scontro frontale. Del resto se le posizioni sono soltanto due e non hanno nessun possibile punto di contatto si fa meno fatica a decidere da che parte stare. E siccome tertium non datur chiunque proponga una visione fuori dagli schemi viene escluso dalla discussione. Che poi non è che sia ‘sta gran discussione: nella quasi totalità dei casi è fatta di urla, proclami vuoti e numeri sparati a casaccio.

Ecco quello che volevo dire è proprio che dividere il mondo in pro e contro l’aborto mi sembra un’idiozia. A rigore siamo tutti contro l’aborto. Nessuno è contento e stappa lo spumante quando una donna abortisce mentre qualcuno che festeggia quando un bambino nasce lo trovate sempre. Tutti puntiamo ad una diminuzione dei casi di aborto. La differenza sostanziale, su cui si potrebbe dibattere, è quale sia la strategia migliore per raggiungere questo scopo.

Un approccio possibile è quello di vietare gli aborti per legge punto e basta. Come metodo ha il vantaggio di essere diretto ed immediato e lo svantaggio di non funzionare un granché. Una parte di chi avrebbe voluto abortire lo farà lo stesso andando in uno stato dove questo sia legale o lo farà (a rischio della propria salute) in clandestinità. Altri non abortiranno (e questo lo si potrebbe vedere come un buon risultato) ma si terranno addosso il peso di tutte le motivazioni per cui avrebbero voluto abortire. Ovviamente l’aborto non può essere un metodo anticoncezionale ma donne violentate o psicologicamente impreparate si vedrebbero costrette per legge a tenersi il figlio e questo non credo farebbe bene nè a loro nè al bambino. A questo vanno aggiunti i casi in cui abortire il figlio vuol dire salvare la madre (esempio: la facciamo o non la facciamo la chemioterapia a questa donna malata di cancro?). Se gli aborti sono vietati per legge allora stiamo condannando a morte le madri.

Un altro approccio possibile è quello di vietare l’aborto da un punto di vista etico/morale. La donna che abortisce viene stigmatizzata come infanticida e perseguitata per il resto dei suoi giorni trasformandola in una Paria. In questo modo saranno le donne stesse che, pur di non subirne le conseguenze, accetteranno di tenere il bambino. Le controindicazioni però sono le stesse di qui sopra con l’aggravante dell’instillare un senso di colpa in persone già fortemente provate che potrebbe minarne seriamente la salute mentale e che plausibilmente ne distruggerà la vita.

Una terza possibilità è quella della liberalizzazione selvaggia. Una volta che una certa pratica è uso comune si potrebbe pensare che la gente smetterà di considerarla ‘sta gran cosa e ne farà un uso limitato (un po’ come togliere il proebizionismo). Il vantaggio è il pieno ripetto della volontà della donna che potrebbe decidere in piena autonomia cosa fare e cosa non fare. Tuttavia questa strada rischia di trasformare l’aborto da ultima ratio a cui ricorrere dopo lunghe riflessioni in un’attività comune e quindi si rischia di ottenere bnanalmente lìeffetto opposto a quello voluto.

Un’altra possibilità è quella di fare prevenzione. Invece di impedire a qualcuno di abortire facciamo in modo che, ancora prima di concepire un bambino, abbia tutte le informazioni su come prevenire una gravidanza indesiderata, sappia a chi rivolgersi in caso restasse incinta e sia ben cosciente che il figlio non desiderato può essere tranquillamente non riconosciuto e dato in adozione. Il vantaggio sarebbe una diminuzione del numero di aborti lo svantaggio è che diminuzione non vuol dire azzeramento. Qualcuno potrebbe anche obbiettare che l’uso del preservativo o di altri anticoncezionali è anch’esso riprovevole ma non ho voglia di addentrarmi nella complicata spiegazione di perché io ritengo abbastanza insostenibili posizioni del genere.

Un’ultima possibilità (magari ce ne sono tantissime altre ma a me ora vengono in mente solo queste) è di creare degli incentivi per indurre le donne a tenersi il figlio. Una ragazzina quattordicenne incosciente che è rimasta incinta è più facile che decida di tenere il figlio se attorno a sè trova un ambiente accogliente e uno stato sociale che le permette di dar da mangiare a se stessa ed il figlio. Ovviamente se invece viene additata come una poco di buono e lasciata sola davanti alla montagna di problemi che dovrà affrontare (e che plausibilmente non è preparata a gestire) è plausibile che faccia una scelta diversa.

Ecco, invece di discutere su pregi e difetti di proposte del genere il dibattito è fra chi propugna una combinazione delle prime due possibilità (tipicamente le gerarchie vaticane ed i vari “gruppi per la vita”) e chi si batte a spada tratta per la terza (i cosiddetti “pro-aborto”). In realtà sospetto che il numero di persone che preferirebbero come me una combinazione della quarta e quinta possibilità siano tanti. Solo che nello scontro pubblico sono invisibili e quindi non contano.

(forse) ne abbiamo parlato qui:

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