La separazione dei poteri by

26 Giu
2008

La separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali dello stato di diritto.” (almeno così diceva Montesquieu).

In Italia (ma a dire il vero anche in altri paesi europei) questo principio non trova una grande applicazione. Infatti il governo (detentore del potere esecutivo) deve avere la fiducia della maggioranza del parlamento (detentore del potere legislativo). Ora, la cosa potrebbe anche funzionare se il parlamento fosse popolato da decine di partitini di cui nessuno avesse alcuna possibilità nemmeno di andare vicino alla maggioranza. In questo caso i “partitini” sarebbero costretti a trovare una qualche intesa temporanea e ciascuno di loro farebbe da garante che il governo di turno non si faccia prendere la mano. Infatti, alla prima alzata d’ingegno, un governo qualsiasi potrebbe essere tranquillamente mandato a casa dal parlamento e si realizzerebbe un bilanciamento fra i due poteri. È interessante notare che questa era la situazione per la quale il nostro sistema era stato pensato (mi dicono dalla regia che in Belgio le cose funzionano a tutt’oggi così). Non è forse la migliore delle soluzioni possibili ma può funzionare.

Cosa succede però in una situazione di bipolarismo? Cosa succede quando ci sono solo due partiti/coalizioni in parlamento e una delle due uscirà in automatico con la maggioranza parlamentare (risicata o abbondante che sia). Facile: ci sarà il presidente di un partito/coalizione che avrà in mano sia il potere legislativo (alla fin fine è a capo del partito di maggioranza assoluta in parlamento) che il potere esecutivo (verrà sicuramente designato come capo del governo). Fine della divisione dei poteri. Fine del sistema di pesi e contrappesi che fa in modo che nessuno possa fare quello che gli pare e piace. Fine dello stato di diritto.

Se a questo ci aggiungiamo un sistema elettorale dove i cittadini possono votare solo per i partiti/coalizioni al parlamento e non per la singole persone (assenza delle preferenze) arriviamo ad una situazione dove ci sono i due capi dei due principali partiti che decidono univocamente chi sarà in parlamento e chi al governo. Nessuna separazione dei poteri e nessuna possibilità per i cittadini di esercitare una, seppur blanda, forma di controllo.

Cosa manca? Ah sì, il potere giudiziario. Quello è in mano ai giudici ed alla corte costituzionale. Persone che non vengono elette ma selezionate in base alle loro competenze e su cui parlamento e governo non hanno alcun potere. Insomma, almeno il potere giudiziario sembrerebbe indipendente e ben separato dagli altri. Certo, ad una mente maligna ed in cattiva fede potrebbe sembrare che i continui attacchi ai magistrati da parte di alte cariche dello stato siano un tentativo di delegittimazione dell’ultimo potere indipendente. Alla stessa mente paranoica potrebbe venire in mente che frasi del tipo “la libertà e la democrazia sono rappresentate dal popolo e i magistrati non sono eletti dal popolo” (questa è di Bossi nel 2003 ma a giro se ne trovano tante varianti col medesimo significato) siano un tentativo di mettere il potere giudiziario sotto il diretto controllo dell’esecutivo.

La parte più divertente/tragica è che tutto questo ci viene venduto come se fosse una battaglia per le nostre libertà. Come se mandare a ramengo la separazione dei poteri fosse il più grande atto democratico possibile.

E noi ci stiamo pure credendo…

(forse) ne abbiamo parlato qui:

5 Responses to La separazione dei poteri

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klauss

Giugno 26th, 2008 at 14:26

Alcune considerazioni:
1. In molti paesi il capo di una parte politica che vince le elezioni diviene capo del gabinetto dei ministri o del paese: nel Regno Unito a Downing Street, n. 10 si insedia il capo del partito che vince le elezioni ovvero con la maggioranza parlamentare; il presidente della repubblica francese è il leader di un partito che impronta la sua campagna elettorale su considerazioni politiche. Ricordo che il Belgio è stato circa sei mesi senza un governo dopo le ultime elezioni. E ricordo che l’ultimo governo Prodi è caduto per il ritiro della fiducia di un partito molto lontano dalla maggioranza assoluta, l’intesa temporanea dei partitini non mi sembra che abbia scaturito effetti benefici.
2. La legge elettorale non permette di esprimere le preferenze. Pessima cosa, sono d’accordo. Dalla mia esperienza di scrutatore posso dire che sono poche le preferenze che vengono espresse dagli elettori: molti si limitano ad un segno sulla scheda. Faccio una domanda provocatoria: chi decide quali candidati inserire in una lista elettorale? Azzando una risposta, i partiti. Mi sembra una rete che si chiude su se stessa.
3. Nel 1992 a segiuto di inchieste giudiziarie è stata azzerata parte della classe dirigente dello stato. Negli anni sucessivi l’attività di governo è stata influenzata da fatti giudiziari: l’avviso di garanzia a Napoli, l’arresto della moglie del ministro della giustizia; per cirtarne due. Il potere giudiziario si autogoverna. Mi sembra lo faccia poco e male. Nessuno o pochi sono stati richiamati per la fuga di notizie, solo dopo un caso mediatico un giudice che in otto anni non ha scritto una sentenza è stato rimosso dall’incarico con la liberazione di capi mafia. Dimenticavo; molto veloce è stato il trasferimento del giudice Forleo … sono inopportuno se chiedo su chi lavorava?

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J B

Giugno 27th, 2008 at 10:25

@klauss:
1. Non credo esista un sistema di governo perfetto, e magari quello di adesso è meglio di quello che avevamo prima. Non lo so. Quello che so è che questo sistema si porta dietro tutta una lunga serie di problemi di cui bisogna essere coscienti. La deriva assolutistica è un rischio che io vedo come reale e preoccupante.
2. Non esiste neppure un sistema elettorale perfetto. Le preferenze vennero prima diminuite e poi eliminate per ridurre il rischio della “vendita” dei voti. Dalla mia esperienza di scrutatore posso dire che scrutare schede senza preferenze è decisamente più semplice; tuttavia la mia impressione è che questo sistema di voto vada a rafforzare il rischio di deriva assolutistica di qui sopra.
3. I politici non possono essere al di sopra della legge. Se commettono dei crimini (e non parlo di omicidio ma di reati fiscali, corruzione e favoreggiamento) mi pare giusto che vengano processati come qualunque altro cittadino. In più, se sono stati condannati, non dovrebbero più poter ricoprire cariche pubbliche. Ricordiamoci che avere la fedina penale intonsa è un requisito per fare il bidello nelle scuole. Perché non può esserlo anche per fare il politico? (poi possiamo anche pensare di togliere dal computo reati veniali come l’eccesso di velocità) Il punto (sempre IMHO) è che i giudici dovrebbero essere liberi di indagare chicchessia senza che questo fosse una tragedia. Banalmente capita che si indaghi e si scopra che una persona è innocente. Pace. Nessun magistrato/questore/poliziotto ha la sfera di cristallo per sapere a priori chi è colpevole e chi no. Poi è ovvio che “potere indipendente” non vuol dire “potere che fa un po’ quello che gli pare”. Esiste apposta un ministro della giustizia che può richiamare il CSM ai suoi doveri ed insistere perché vengano prese sanzioni disciplinari verso chi non fa bene il suo lavoro.
3 bis. Purtroppo, da molti punti di vista, non reputo la “sinistra” molto migliore della “destra” (notare l’uso delle virgolette). Un sistema dove i giudici non possano permettersi di indagare sui politici fa comodo a tanti.

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klauss

Giugno 30th, 2008 at 10:21

La deriva assolutistica è un rischio in molti sistemi. La deriva giustizialistica è un altro rischio in molti sistemi. La prima è associata ad un sentimento di onnipotenza, la seconda è associata ad un sentimento di superiorità morale. Nelle “democrazie mature” esistono pesi e contrappesi per impedire sia l’una che l’altra con forme di immunità temporanea (Francia) o con un sistema di accusa e di giudizio speciale e non ordinario (Stati Uniti).
Ci sono dei problemi che appesantiscono il nostro sistema: la “rivoluzione” del 1992 con il collasso della dirigenza politica e la supplenza della magistratura, la lentezza del sistema giudiziario sia in fase di indagine che di processo, le caratteristiche speciali del primo ministro. Sulla prima ringrazio il sistema giudiziario per aver palesato e fatto cessare una putrida patologia; gli italiani si sono riconosciuti in quelle inchieste, le hanno apprezzate ora si torni ad una situazione ordinaria. Il primo grado di giudizio dura più di un lustro, non è accettabile per alcun cittadino se l’imputato è un politico si chiude di fatto la sua propria attività. Sulla terza ossservazione si sono scritte molte parole e non intendo dire alcunché oltre al fatto che gli italiani sanno, vedeno, hanno deciso a chi affidare la guida del governo e forse ritengono che il problema esista, ma che non sia molto più grave di altri. Giusto o sbagliato penso che olte l’indignazione si possa fare poco. Ciò che si deve evitare è la sudditanza di un potere rispetto ad un altro: evitare che un qualsiasi magistrato possa influenzare l’attività di governo rendendo di fatto qualsiasi avviso di garanzia un atto di impeachment. Forse si scongiurerebbe finalmente un uso individuale del potere, o almeno un parte.

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Icekent

Luglio 3rd, 2008 at 00:37

in genere quando un potere vacilla, gli altri cercano di espandersi per aumentare la propria rilevanza.
c’è un problema, a mio avviso, non di assolutismo ma di decadentismo, di politica fatta con il populismo delle paure popolari ben pompate dai mezzi di informazione, o delle scelte fiscali per migliorare gli stipendi. c’è stato un arretramento da parte del sindacato, che negli ultimi 15 anni non è riuscito a fare niente per difendere il potere di acquisto dei salari, da parte della sinistra pronta a stracciarsi le vesti sul conflitto di interessi ma altrettanto pronta a non far nulla nelle occasioni in cui era al governo. c’è stata quella che io definisco ‘funarizzazione’ dell’informazione, rendere semplici fino al banale (ricordate funari nelle trasmissioni di canale 5 vent’anni fa?) ed al ridicolo le parole dette da chi si occupava di politica, svuotandole di significato o addirittura ribaltandole.
era l’epoca del pentapartito, quando il PLI ed il PSDI, con il 6% in due, tenevano in scacco DC e PSI. questo si tramutò in uno scambio di favori, e non in un bilanciamento del potere forte dell’uomo forte dell’epoca, ossia Craxi.
Allora il punto dovrebbe essere un altro: come essere sicuri che chi governa sia una persona onesta? chi dovrebbe fare il controllo di parlamento e governo? gli organi di informazione potrebbero e dovrebbero farlo, ma ormai preferiscono fare titoli cubitali per cercare di acchiappare qualche lettore in più, anzichè dedicarsi a qualche inchiesta e servizio degni di questo nome.
ho quasi l’impressione che la democrazia non esista.

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klauss

Luglio 7th, 2008 at 12:57

Forse sono un po’ ingenuo, ma penso che il controllo di parlamento e governo debba essere fatto, oltre agli organi preposti, dal popolo. Lo stesso popolo dell’art. 1 della Costituzione. Gli organi istituzionali presenti nella Carta fanno parte del sistema di pesi e contrappesi che dovrebbe garantire la separazione dei poteri. Tuttavia alcune volte o per garbo o per benevolenza istituzionale i controlli hanno una dinamica lenta ed un’intensità bassa. In Italia l’attività della stampa e dell’informazione è perturbata dal conflitto di interessi, anche se non credo che l’inerzia dei giornalisti sia dovuta esclusivamente a questo. Da una parte la sudditanza verso l’imprenditore dall’altra la piaggeria verso gli amici in mezzo coloro che venderebbero la propria madre per apparire, pochi sono coloro che informano. Inoltre nella nostra epoca vi sono numerose fonti di notizie. Usando Internet è possibile conoscere l’opinione di chiunque decida di metterla in comune, è possibile ricevere infiniti spunti di riflessione, è possibile andare direttamente all’origine delle fonte alcune volte con documenti originali.

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