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20 Ott
2009

Io non sono un economista ma quel poco di buonsenso che mi è toccato in sorte mi dice che, in un periodo di crisi, uno dovrebbe risparmiare e rilanciare. Dato che rilanciare l’economia costa soldi il problema di bilanciare le due esigenze non è banale; per peggiorare le cose il rilancio dell’economia può essere a breve o brevissimo termine (la classica “boccata d’aria”), a medio o a lungo termine. E non è che uno possa fare una sola di queste cose o anche due: le deve fare tutte, pena la regressione.

Lavorare sul breve (e anche sul medio) termine di solito vuol dire fare leggi su industria e lavoro che eliminino gli sprechi e incentivino la creazione di nuove imprese o il miglioramento di quelle che già ci sono. Come già detto non ho i titoli per discutere questo complesso argomento (se avete dubbi chiedete agli economisti) e quindi farò finta di niente; però lavorare sul lungo termine vuol dire lavorare sulla scuola, sull’università e sulla ricerca (e di questo un po’ mi intendo). Insomma, per avere una brillante economia domani dobbiamo preparare e formare adeguatamente quelli che diventeranno tecnici, impresari, progettisti, manager e scienziati.

Prendendo in mano scuola, università e ricerca ci si trova col solito dilemma di qui sopra: bisognerebbe risparmiare ma allo stesso tempo migliorare e migliorare costa. Trovare il corretto equilibrio non è facile e nessuno possiede la formula magica che risolve tutti i problemi. Tuttavia, se è vero che non è possibile individuare è sicuramente ottima dire che alcune strategie sono sicuramente delle idiozie belle e buone non richiede di essere dei geni. Ad esempio non bisogna essere dei premi nobel per rendersi conto che il taglio indiscriminato delle risorse senza che vengano creati meccanismi meritocratici che permettano di ottenere risultati migliori (o almeno paragonabili) a costi inferiori non fa altro che peggiorare la situazione. Se io taglio con l’accetta il numero dei professori di liceo invece di tenermi quelli bravi e mandare a casa le capre non ottengo alcun vantaggio. Se io pago fior di quattrini gli stipendi di vecchi baroni universitari che hanno dato il loro ultimo contributo alla ricerca venti e più anni fa invece di selezionare i migliori fra i “giovani” (N.B. l’Italia è uno strano paese dove un prof. di 50 anni è considerato “giovane” ed un ricercatore di 40 quasi un ragazzino) e fornirgli gli strumenti per lavorare spreco soldi senza avere nulla in cambio.

Non è che i governi precedenti avessero brillato per competenza e coraggio in questo settore, tuttavia l’indirizazo preso da quello attuale sembra chiaro e porta direttamente verso il baratro. Se continua così non ci vorrà molto perché l’Italia diventi ufficialmente un paese del terzo mondo. Dopo tutto la parola d’ordine è meritocrazia tagliare!

p.s. Qualcuno mi sa dire cosa diamine è la “missione Italia in Europa e nel mondo” che è una delle poche voci che vede aumentare il proprio finanziamento?

(forse) ne abbiamo parlato qui:

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