Due giorni by

7 Apr
2009

Impressioni di aprile [ieri]

Allora, c’è stato il terremoto in Abruzzo alle 3.22, in piena notte. Durato pochi secondi, ma tali da radere al suolo un casino di case. E vite umane. E storie di persone. Tutto (o quasi) passa in secondo piano. Avrei preferito scrivere d’altro, oggi.

È stato avvertito in buona parte dello Stivale. Oggi c’è chi dice “io ve l’avevo detto, gné gné gné”. Ammetto che nemmeno io gli avevo creduto appieno, perché – come ha sostenuto Giuliani stesso – la sua era una ricerca personale, da prendere con i benefici d’inventario. Effettivamente, l’aveva previsto (causando il panico) la settimana scorsa. Credeva veramente che stanotte accadesse?

Di sicuro è stata chiusa ogni attività (scuole e ospedali compresi, vista l’inagibilità), centinaia saranno i senzatetto, diversi i comuni distrutti. Una delle più gravi sciagure degli ultimi anni in Italia. Bertolaso, che è a capo della Protezione Civile ed è per sua natura il primo ad intervenire in tali eventi (e uno dei primi a definire “imbecille” il suddetto Giuliani), sostiene che questa è stata «senz’altro la peggiore tragedia dall’inizio di questo millennio». EHI! Ma sono passati solo 9 anni dall’inizio del millennio: le guerre, gli eccidi nei Paesi del Terzo Mondo, lo Tsunami in Indocina, l’attentato alle Twin Towers cosa sono? A meno che – andando per interpretazione – si volesse riferire alla sola Italia. Abbiamo la fortuna di avere – nonostante il periodo di crisi – meno guai economici rispetto ad altri Stati, tra l’altro.

Rimanendo in argomento, negli ultimi trent’anni ci sono stati nell’ordine terremoti in Irpinia, Umbria-Marche e Molise. Rispetto alla prima citata, tra l’altro, la scossa odierna era anche di 1 punto inferiore, quindi meno intenso (6,9 di magnitudo e XI Mercalli contro 5,8 e IX di stanotte).

Ovviamente i dati sono ancora parziali per quanto riguarda l’Aquila e dintorni e i bilanci su sfollati feriti e morti non saranno definitivi per settimane (si prevede una Pasqua di passione). Anche perché nella sola provincia del capoluogo abruzzese vi sono 108 comuni, escludendo contrade e frazioni varie, e giungere nei soli paesi arroccati e sulle sponde dell’Appennino è difficile già in condizioni normali. Figurarsi con le crepe nelle strade (e la locale Prefettura in questo stato). Tutta questa ricerca serve per dire che non c’è affatto bisogno di esagerare su cifre e statistiche. Bastava dire “c’è un’emergenza in atto“. Stop.

Emergenza a cui inevitabilmente faranno seguito polemiche e indagini che dureranno anni. Basti pensare che si scrive ancora a proposito di Viale Giotto a Foggia o del crollo di San Giuliano di Puglia dovuto al terremoto di 6 anni e mezzo fa. Comunque, a parte i finanziamenti per aiuti vari, containers, processi legali, fra qualche tempo si pagheranno accise su qualsiasi cosa di pubblico e utile consumo. Per farla breve, future e logiche saranno le ripercussioni economiche sulle tasche del cittadino (a meno che non vi siano simil-Piani Marshall per la ricostruzione, ma non eviteranno del tutto le spese). Assieme alle accuse contro questo o quell’amministratore locale, ingegnere, esperto che diverrà “assassino, negligente e pezzo di merda”.

Senza escludere sciacallaggi e speculazioni che non mancheranno mai. Si leggano i titoli di gruppi Facebook come “quelli che hanno sentito il terremoto” o “chi non l’ha sentito”, per esempio, o i fondatori di altri come tale “tessuti e tendaggi” vari.

In tutto questo, la Petruni, dal TG1, chiedeva all’inviato, dopo quasi 11 ore dal sisma: «com’è a l’Aquila la situazione?» Come può mai essere una realtà a poche ore dalla distruzione?

[oggi]

Come al solito, affievolita – ma mai finita – l’emotività dei primi momenti, spesso si polemizza e contesta. Continuerei a sostenere che per ora non sarebbe il caso, ma è meglio prepararsi in ottica futura.

La fine di Cassandra

Alcuni hanno colpevolizzato Bertolaso e Berlusconi, rei di non aver dato retta alle avvisaglie di Giuliani, del quale ho accennato ieri [più sopra, in realtà]. Ma, come avevo già scritto, quella del ricercatore era una ricerca personale (come da lui stesso ammesso), non depositata, né ancora condivisa. Un primo sisma era stato da lui annunciato oltre una settimana fa anche in una zona diversa, non verificandosi. Nei giorni scorsi, dopo una denuncia per “procurato allarme”, avrebbe compiuto ricerche – a suo dire -, non potendole esporre alle masse proprio in virtù delle dichiarazioni della Protezione Civile. Per questi ed altri motivi, ascoltare gente “accassandrata” è un qualcosa di cui si potrebbe fare benissimo a meno, ora (così come accusare chicchessia sul piano politico): comunque sia sarebbe stato impossibile evitare la scossa.

Resistere, resistere, resistere

Mentre volontari o no scavano ancora tra le macerie, però, Berlusconi rilascia interviste a “Matrix”, “Porta a Porta” e altri speciali. Tra i fondi di 30 milioni di Euro già stanziati, più quelli dell’UE e degli USA, auspica una ricostruzione nel più breve tempo possibile (non solo container), approfittando anche del piano casa (4:11). Fortunatamente (se di fortuna si può parlare) degli ampiamenti abitativi non si è trattato qualche mese fa. Altrimenti avremmo visto potenziali crolli di edifici modernissimi, ulteriormente ingranditi frettolosamente, a scapito della sicurezza. Già si sono avute polemiche proprio in base a questo: nel vedere costruzioni in cemento armato collassare come castelli di carte.

Eppure qualcuno ha obiettato che “a San Francisco un terremoto del genere avrebbe fatto ridere”, per esempio. La questione è stata avanzata anche da esperti. La logica, tuttavia, potrebbe spingere ad osservare l’analisi dell’affermazione in maniera diversa. La città californiana nasce e si espande su una faglia: per farla breve, un distributore automatico di terremoti. All’Aquila un evento sismico del genere (5.8 Richter) non si verificava da decenni. C’è un’esperienza diversa anche nella costruzione dei nuovi edifici, anche se ciò non assolve pienamente i singoli operai del settore. Inoltre, i palazzi in acciaio e vetro degli USA (che i danni li subiscono ugualmente) non sono comparabili con le chiese romaniche, barocche e rinascimentali dell’Appennino. Rapportare le due zone sullo stesso piano è come porre a paragone Coca cola e vino. A margine: fa molto più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Seppure lesionata, la maggior parte delle case di recente edificazione è rimasta in piedi. Ad ogni modo si deve fare di più, prima. Senza dubbi.

Scoop!

I giornalisti hanno inquadrato palazzi distrutti o implosi all’interno. Fin qui tutto bene (si fa per dire), testimonianze reali. Intervistare gli abitanti del posto con tono di terrore misto ad accondiscendenza, naturalmente inermi e disperati, con “simpatiche” domande quali: “Perché piange?” “Come sta vivendo questa situazione?” “Che scenario c’è?” “Ma è andato alla ricerca dei suoi parenti?” “Cos’ha pensato?” “Come va?” [tutte vere!] o ricordare loro lo strazio di poche ore prima nell’estrarre il cadavere di un parente da sotto i calcinacci è squallido, oltre che inutile, pleonastico, cinico e – oserei dire – più che idiota. Quegli abruzzesi sono talmente affranti e stanchi che non hanno la forza di prendere una pietra e scagliarla contro alla microfonata di turno. Ci sarebbero modi migliori di svolgere civilmente il proprio lavoro (magari lasciando parlare il testimone, se ne ha voglia). Che non sarebbe quello di dare dati che non possono importare ad anima viva (e su cui stenderei un velo più che pietoso) o di infierire su una strage.

Già ci pensano sciacalli (non mancano mai in questi casi), gruppi Facebook e raccolte fondi strane a fare il plenum in tal senso. Vedere anche Bruno Vespa (nato a L’Aquila) chiedere ricostruzioni ad una nota Banca [non ho trovato il video…] o le pubblicità di altri Istituti di Credito nelle tendopoli [nessun riscontro fotografico sul web, ma sono sicuro di ciò che scrivo] lascia perplessità (e la voglia per qualcuno di ritirare i propri conti correnti). Nonostante le speculazioni, presunte o accertate, si spera nella fibra forte degli autoctoni, in primo luogo, più che negli aiuti economici e nelle sponsorizzazioni “involontarie” (od occulte, per chi ha più mala fede).

Se fosse…

Qualche tempo fa si parlava di centrali nucleari; ancora ora si parla di discariche [e ne parlerò nuovamente a breve; non so se i link facebook sono visualizzabili in questa sede]. E in caso di terremoto si rischiano inquinamenti di falde e non solo in caso di incidenti ad esse? Bisognerà – auspicabilmente – riconsiderare più cose, almeno per contenere i bilanci di danni, morti e feriti.

“E se fosse successo di giorno?” Poco è differente. Di notte lo spavento e il risveglio repentino è compensato dalla mancanza di collettività del giorno, che creerebbe caos o causerebbe immediate gravi conseguenze (basti pensare a scuole o messe, e il ricordo di San Giuliano di Puglia è ancora recente).

Ritorno a dire, concludendo, che poche sono le cose certe. C’è stato un terremoto, tale da causare un’emergenza, che ha provocato ingenti danni e ha messo la parola “fine” a centinaia di piccole grandi storie ordinarie.

(forse) ne abbiamo parlato qui:

4 Responses to Due giorni

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Frieda

Aprile 8th, 2009 at 16:17

I commenti a FB li vedi solo se hai un account su FB.. un po’ limitante, non trovi?

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Leoman3000

Aprile 8th, 2009 at 16:40

Se intendi i link, lo so… ma era un casino toglierli tutti.

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Destino crudele « Sciccherie

Gennaio 15th, 2010 at 15:15

[…] sensazione simile a quella vissuta lo scorso aprile, quando a subire il terremoto è stato l’Abruzzo. Solo che, nell’italico territorio, il sisma è stato inferiore in magnitudine di oltre un […]

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[senza titolo 16] « Sciccherie

Aprile 6th, 2010 at 22:33

[…] L’Aquila, ieri. […]

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