Scorie by

17 Mar
2009

Ultimamente si parla molto di nucleare. Si parla di reintrodurlo in Italia, dei suoi vantaggi, dei suoi svantaggi ecc. Purtroppo però in Italia sembra valere la regola che ciascuno parla un po’ per sentito dire e le opinioni paiono contare più dei fatti. Ciascuno dice il suo e nessuno si preoccupa di verificare se le affermazioni fatte abbiano o meno senso.

Un punto nodale del discorso sul nucleare sono i suoi costi: si dice spesso che il nucleare costi molto meno dell’eolico, del solare ecc ecc. Questo non è che sia falso, produrre un watt di energia tramite reazioni di fissione nucleare in effetti costa meno che produrre lo stesso watt da una turbina eolica, però è una mezza verità. Nel computo dei costi infatti non ci si può mettere solo quanto costa quel watt fino al momento della produzione ma bisognerebbe tenere anchein conto quanto ci costa dopo che è stato prodotto. Ed è qui che (secondo me) il nucleare mostra il fianco.

Infatti, per produrre quel watt di energia, si sono create delle scorie radioattive e qualcosa bisogna farci. I fautori del nucleare di solito (almeno nella mia esperienza) tendono un po’ a glissare sull’argomento dicendo che basta immagazzinarle in maniera sicura ed il gioco è fatto. Ok, andiamo a vedere quanto costa “immagazzinare in maniera sicura” in un paese che di nucleare ha una certa esperienza: gli Stati Uniti d’America.

Negli USA ci sono un centinaio di centrali nucleari che soddisfano pressappoco il 20% del fabbisogno energetico nazionale. I dati ufficiali parlano di almeno 50000 tonnellate di scorie radioattive attualmente presenti sul territorio americano e si ritiene che questa cifra salirà a 120000 tonnellate entro la fine del ciclo vitale degli attuali reattori (quindi senza costruirne di nuovi). Le scorie da qualche parte vanno messe e, in questo momento, la soluzione migliore che è stata trovata è stata la realizzazione di contenitori ermetici dal peso di 180 tonnellate ciascuno (e dal costo di un milione di dollari cadauno) che, se tutto vasecondo le specifiche, saranno in grado di contenere le scorie per 100 anni. Ok, cento anni è un mucchio di tempo ma le scorie restano pericolose per 10000 anni e quindi non mi pare un gran risultato.

In più questi contenitori da qualche parte devono essere messi. Un contenitore di materiale altamente radioattivo è un ottimo bersaglio per attacchi terroristici e comunque bisogna mettersi al riparo da possibili problemi di fabbricazione (come insegna LHC non importa con quanta cura tu progetti uno strumento, è sempre possibile che si sfasci quando meno te lo aspetti). Bisogna quindi trovare un luogo dove immagazzinarli che sia ragionevolmente lontano da centri abitati, che sia geologicamente stabile (ve lo immaginate un terremoto in un magazzino di rifiuti radiattivi?), che sia lontano da falde acquifere e che abbia una conformazione geologica tale che, anche se ci fossero perdite, queste non si propaghino ma il tutto resti confinato lì. Trovare un posto con queste caratteristiche non è facile nemmeno in una nazione grande come gli Stati Uniti d’America (che ha una densità abitativa che è oltre 6 volte più bassa di quella italiana), figuriamoci qui da noi. Fatto sta che il decennale progetto della Yucca Mountain è stato abbandonato ed ora si cerca da zero una nuova locazione.

Riassumiamo: un milione di dollari per ciascun contenitore (non sono riuscito a capire di preciso che capienza abbiano questi contenitori ma, dato che pesano 180 tonnellate possiamo supporre che non possano contenete più di 100 tonnellate di scorie ciascuno) per stare più o meno tranquilli per un centesimo del tempo per cui le scorie saranno pericolose e comunque a questo vanno aggiunti i costi per individuare ed allestire un luogo adatto per immagazzinarli.

Certo, esistono proposte di metodi alternativi, inclusa la possibilità di bruciare i residui radioattivi in modo da renderli pericolosi per “solo” qualche centinaio di anni invece che 10000 (che sarebbe già un’ottima cosa). Ma si tratta, appunto, di proposte teoriche ancora ben lontane dal diventare un’applicazione pratica.

Allora quanto costa quel watt di energia prodotto tramite fissione nucleare? Siamo proprio sicuri che includendo tutti i costi risulti davvero così vantaggioso?

(forse) ne abbiamo parlato qui:

4 Responses to Scorie

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s.l'i

Marzo 17th, 2009 at 16:02

Per chi costruisce gli impianti ed i cask, la risposta è ovviamente si. Per tutti gli altri c’è mastercard.
Comunque è curioso che quando si parla di nucleare si affrontino i problemi adducendo ragioni quali “la tecnologia FUTURA risolverà il problema”, mentre quando si parla di fotovoltaico, eolico ecc. si sostiene sempre che “OGGI la tecnologia non permette/conviene”.
In tutto ciò, il vantaggio è probabilmente creare problemi (scorie) che saranno propedeutici a enormi spese per risolverli: insomma, quello che si chiama “crearsi un mercato”.

ps: le scorie restano pericolose per un tempo significativamente maggiore: da uno a 2 ordini di grandezza.

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Giuseppe

Marzo 25th, 2009 at 02:18

La prossima puntata di Report dovrebbe parlare proprio di queste cose, facendo vedere come sono andate le cose in Germania e in un altro paese europeo.

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J B

Marzo 25th, 2009 at 09:41

@Giuseppe: ma io sono “troppo avanti” e quindi precorro i tempi 😛

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Gianluigi

Marzo 27th, 2009 at 11:32

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